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Cosa sono e perchè sono così necessarie
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Le competenze trasversali

Origini e significato

Di fronte ai profondi cambiamenti che, negli ultimi decenni,  hanno interessato il mercato del lavoro, come fare ad aiutare le persone - e soprattutto i giovani - a rapportarsi, nel miglior modo possibile, con questo contesto, tra l'altro in continua e velocissima trasformazione?
Da più parti si suggerisce di dotarsi anche di "competenze trasversali" – da rafforzare continuamente – e di combinarle al meglio con le proprie competenze tecniche.
 
In generale, le competenze tecniche (definite anche hard skills) sono quelle necessarie per svolgere una certa attività o una professione; le competenze tecniche teoriche di base si acquisiscono in un percorso di istruzione e/o formazione professionale, mentre il loro approfondimento operativo avviene mediante l'esperienza pratica nei luoghi di lavoro (stage, tirocini, lavoro vero e proprio).
 
Le competenze trasversali (soft skills) rappresentano, invece, conoscenze, capacità e qualità personali che caratterizzano il modo di essere di ogni persona nello studio, sul lavoro e nella vita quotidiana.
Proprio per questo motivo si chiamano "trasversali", perché non si riferiscono ad ambiti tecnici o a conoscenze specifiche di una materia di studio, ma chiamano in causa tutti quegli aspetti della personalità e della conoscenza che ognuno utilizza ogni giorno nei diversi contesti.
Le competenze trasversali emergono quando si devono prendere delle decisioni, quando si cerca di uscire da una situazione difficile, quando si prova a cambiare le cose che non piacciono, quando si sta con gli altri, ogni volta che si deve imparare qualcosa di nuovo.
Sono, per esempio, la capacità di comunicare bene agli altri il proprio pensiero, di relazionarsi correttamente con le persone rispettando i loro diversi ruoli, di lavorare in gruppo, di essere flessibili, di essere propositivi.
 
Molte istituzioni, a livello internazionale, hanno trattato l'argomento delle competenze trasversali, denominandole in vario modo (life skills, soft skills, key competences, competenze di cittadinanza); in questa sezione della guida si farà riferimento a quelle individuate nell'ambito dell'Unione Europea, ma è possibile trovare un quadro più complessivo delle varie definizioni in un'altra parte della guida dedicata a questo tema.
 
Il Parlamento Europeo, nel dicembre del 2006, ha emanato una prima Raccomandazione a tutti gli Stati membri relativa alle "competenze chiave per l'apprendimento permanente", ritenute necessarie per far fronte alle continue sfide di una società globalizzata e di un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forti interconnessioni.

Una seconda Raccomandazione del Consiglio d'Europa, del maggio 2018, ha aggiornato il testo di quella precedente, soprattutto alla luce delle più recenti evoluzioni del mercato del lavoro e della società.
 
Le competenze chiave indicate dall'Unione Europea, poi riprese, approfondite e aggiornate in molti altri documenti e programmi in tutta Europa, Italia compresa, hanno alcune caratteristiche che possono aiutare meglio a comprendere il loro significato e la loro importanza:
  1. rappresentano una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti che aiutano la persona a gestire in modo flessibile e appropriato tutti i contesti di vita: famiglia, amicizie, scuola, lavoro, tempo libero, sport, etc., soprattutto se tali contesti sono caratterizzati da forti cambiamenti (come accade per il lavoro) o da importanti momenti di transizione (per esempio il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore o dalla scuola superiore all'università o al mondo del lavoro);
     
  2. possono essere acquisite e rafforzate durante tutta la vita, ma è meglio apprenderle quando si è ancora molto giovani e la scuola può e deve far crescere queste competenze, perché tutte le nuove conoscenze che vengono apprese con lo studio acquistano maggior valore se si è imparato prima a conoscere bene sé stessi, ad avere fiducia nelle proprie potenzialità e ad essere capaci di mettere in campo tutte le risorse personali necessarie per affrontare le situazioni in modo positivo;
     
  3. sono competenze di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, ma anche per ciò che si definisce "esercizio di una cittadinanza attiva", cioè:
    • crescita del senso di appartenenza alla propria comunità, rimanendo aperti e sensibili anche alle diversità sociali, etniche, culturali, fisiche;
    • capacità di partecipare in modo consapevole alla realizzazione di progetti che rappresentino il benessere e gli interessi della collettività (un po' come succede negli sport di squadra, ma esteso, per esempio, alla scuola, al proprio gruppo sociale, all'ambiente di lavoro, etc.);
       
  4. sono tutte ugualmente importanti poiché ciascuna di esse può contribuire ad assumere atteggiamenti positivi e ad accrescere, quindi, le possibilità di un migliore inserimento nella società;
     
  5. sono strettamente collegate tra loro, in quanto:
    • si intersecano, si sovrappongono e si completano a vicenda,
    • ognuna di esse necessita di abilità e conoscenze che sono previste anche per altre competenze trasversali,
    • l'acquisizione di ciascuna favorisce lo sviluppo di tutte le altre,
    • tutte favoriscono il miglioramento della capacità critica, della creatività, dello spirito di iniziativa, della capacità di risolvere i problemi (e non solo di porli e crearli!), della capacità di lavorare in gruppo, di decidere e di gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti.

Le competenze chiave dell'Unione Europea

Le competenze individuate dall'Unione Europea sono otto e riguardano:
  1. la competenza alfabetica funzionale
  2. la competenza multilinguistica
  3. la competenza matematica e la competenza in scienza, tecnologie e ingegneria
  4. la competenza digitale
  5. la competenza personale, sociale e la capacità di "imparare ad imparare"
  6. la competenza in materia di cittadinanza
  7. la competenza "imprenditoriale"
  8. la competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.
Esaminiamole ad una ad una per capire meglio di che si tratta.

La competenza alfabetica funzionale

Comunicare bene nella propria lingua non è una capacità così diffusa come sembra.
La semplificazione del linguaggio spesso adottata dai mass-media e dalle comunicazioni tecnologiche (Facebook, Twitter, WhatsApp e messaggistica varia) contribuiscono in modo rilevante ad impoverire e banalizzare le capacità comunicative di gran parte della popolazione.
Eppure si tratta di una competenza importantissima per la vita sociale, personale e lavorativa.
Viviamo nella società dell'informazione e della comunicazione dove ogni attività che svolgiamo presuppone anche la capacità di ricevere e trasmettere informazioni.
Nel mondo del lavoro, per esempio, è sempre più difficile immaginare un mestiere o una professione in cui non sia importante saper comunicare bene a persone diverse ciò che si fa e come lo si fa.
Ci lamentiamo spesso del fatto che gli altri non ci capiscono ma non ci chiediamo mai se e quanto noi siamo stati bravi a farci capire.
Pensiamo che comunicare sia un fatto naturale come respirare.
E invece, proprio perché tutto oggi è comunicazione, diventa indispensabile saper usare bene questa capacità e renderla efficace.
 
Comunicare significa, infatti, esprimere – oralmente, per iscritto e utilizzando anche le nuove tecnologie – fatti, opinioni, idee, pensieri e sentimenti, sapendo adeguare il nostro modo di parlare e ciò che diciamo alle diverse situazioni in cui ci troviamo (personali, ricreative, sociali, lavorative, di formazione, etc.) e alle persone che incontriamo.
 
Per esempio, bisogna essere capaci di comunicare in modo "costruttivo", cioè esprimere in maniera diretta, leale e appropriata i nostri pensieri, sentimenti o bisogni senza prevaricare né essere prevaricati.
L'uso della forza e dell'aggressione verbale quando vogliamo manifestare la nostra insoddisfazione o far valere i nostri diritti o fare una critica è, purtroppo, abbastanza diffuso, ma è del tutto inefficace in quanto l'ansia e il risentimento che ne derivano possono produrre effetti contrari a quelli che vogliamo raggiungere.
Il comportamento aggressivo, infatti, non aiuta le persone a mettersi in discussione perché porta ad un inasprimento progressivo dei rapporti provocando rancore e perdita di stima reciproca.
E' importante, quindi, essere sempre consapevoli dell'impatto che il nostro modo di esprimerci può avere sugli altri e di quanto sia più efficace usare il linguaggio in modo positivo e socialmente responsabile.
 
Per comunicare bene con gli altri, però, altrettanto fondamentale è essere capaci di definire quello che sentiamo dentro di noi, i nostri pensieri, le nostre emozioni; dobbiamo, cioè, conoscerci.
Non è così facile: spesso la prima difficoltà è proprio riferita alla comunicazione con sé stessi.
Ma non riusciremo a trasmettere agli altri ciò che proviamo o ciò in cui crediamo se prima non l'abbiamo chiarito bene a noi stessi.
Per migliorare questo aspetto è molto utile, per esempio, prestare attenzione alle esperienze degli altri, così come leggere libri di letteratura che parlano di emozioni e situazioni umane, in cui possiamo riconoscerci o che possono aiutarci a capire i nostri sentimenti.
 
Inoltre, non bisogna mai dimenticare che per comunicare bene bisogna anche imparare ad ascoltare quello che gli altri hanno da dire e a far tesoro di quello che possono insegnarci. Fondamentale, quindi, è sviluppare la disponibilità al dialogo e l'interesse ad interagire con gli altri.
 
Altrettanto importante nella comunicazione interpersonale è provare "empatia", cioè dobbiamo riuscire a comprendere lo stato d'animo dell'altra persona, metterci "nei suoi panni", sentire ciò che lei sente per riuscire a capirla profondamente e poter così meglio confrontare pensieri e opinioni.
 
Inoltre, proprio perché viviamo in società sempre più complesse e diversificate, dobbiamo anche  imparare a comprendere e accettare le modalità di comportamento dei diversi contesti e gruppi sociali.
Questo significa che dobbiamo, per esempio, essere capaci di:
  • riconoscere, rispettare ed apprezzare le diversità manifestando disponibilità a superare i nostri eventuali pregiudizi,
  • tener conto dei differenti punti di vista delle persone, perché questi possono derivare da esperienze o da contesti culturali anche molto diversi dai nostri, ma non per questo sbagliati.
E' anche importante riconoscere la presenza di diversi stili di comunicazione che possono essere più o meno efficaci in base alle situazioni.
Per fare un esempio, il modo in cui comunichiamo con i nostri genitori è diverso da quello che usiamo con i nostri amici e non possiamo parlare ai nostri professori nello stesso modo in cui lo facciamo con i nostri compagni. Nel mondo del lavoro è la stessa cosa: occorre capire che modalità e stile di comunicazione utilizzare a seconda che si parli con i colleghi o con i clienti.
 
Per imparare a comunicare occorrono, quindi, alcune conoscenze fondamentali, quali, per esempio:
  • buona conoscenza del vocabolario, della grammatica e delle funzioni del linguaggio;
  • conoscenza dei principali tipi di comunicazione, verbale e non verbale. Saper utilizzare anche il linguaggio del corpo è importante per sostenere ciò che stiamo dicendo: molto spesso il nostro sguardo, la posizione del nostro corpo, i gesti delle nostre mani esprimono più delle nostre parole ed esprimono molto di noi stessi;
  • conoscenza dei diversi stili linguistici acquisita anche attraverso la lettura di una serie di testi letterari e non;
  • capacità di raccogliere ed elaborare informazioni e di distinguere e utilizzare le diverse fonti (artistiche, letterarie, digitali) che possono migliorare le nostre conoscenze culturali e linguistiche.
Un ultimo aspetto: nel nostro Paese, dove la presenza di cittadini stranieri è ormai rilevante, la madrelingua può essere diversa dall'italiano. Tuttavia, la capacità di comunicare in italiano è fondamentale per l'esercizio di una piena cittadinanza e per una reale integrazione.

La competenza multilinguistica

La conoscenza di un livello elevato di almeno una lingua straniera allarga il nostro panorama culturale e le nostre capacità relazionali, sia in campo sociale che lavorativo.
 
Sapersi orientare in una lingua e in una cultura diverse dalla propria consente quell'apertura e disponibilità verso "l'esterno" che è alla base della capacità di leggere la realtà con orizzonti più ampi e, quindi, di partecipare più attivamente ai processi di innovazione culturale, sociale e tecnica.
 
Nel mondo del lavoro, per esempio, questa competenza risulta indispensabile per tutte quelle attività che comprendano relazioni con l'estero e quelle situazioni organizzative in cui siano presenti colleghi stranieri.
 
Occorre, inoltre, tener conto dell'ampio uso di termini stranieri in molti ambiti lavorativi (informatica, digitalizzazione, automazione, robotica, manualistica tecnica) per cui la conoscenza di una lingua straniera può essere di notevole supporto.
 
Saper comunicare in una o più lingue straniere può, inoltre, facilitarci se pensiamo di fare un'esperienza di studio/lavoro all'estero o anche solo, a livello personale, per renderci più autonomi e consapevoli quando viaggiamo in altri Paesi.
 
Tra l'altro, oggi le occasioni per parlare in una lingua straniera anche nel nostro Paese sono molto più numerose che in passato sia per la presenza di molti cittadini stranieri, sia per la maggiore diffusione di occasioni formative, lavorative e sociali dove è necessario saperci esprimere in una lingua diversa dalla nostra.
 
Nella comunicazione in lingua straniera le abilità, le conoscenze e le attitudini richieste sono sostanzialmente le stesse della competenza alfabetica funzionale, a cui vanno però aggiunte due ulteriori capacità molto importanti: la mediazione e la comprensione interculturale.
Questa competenza, infatti, può definirsi completa solo in presenza di:
  • un atteggiamento positivo rispetto alle diversità culturali,
  • un interesse e una curiosità per le lingue e le società differenti dalle nostre.
Nell'ambito della conoscenza delle lingue straniere rientra anche lo studio e l'apprendimento delle lingue classiche come il greco e il latino, che, essendo all'origine di molte lingue moderne, possono facilitare l'apprendimento delle lingue in generale.

La competenza matematica e la competenza in scienze, tecnologie e ingegneria

Siamo abituati a vedere le conoscenze scientifiche e matematiche scritte sui libri e sui nostri quaderni di scuola sotto forma di leggi e formule. Forse per questo le consideriamo solo come conoscenze astratte e teoriche.
 
Se però ci fermassimo a riflettere sulle cose che facciamo tutti i giorni e sui nostri comportamenti ci renderemmo conto di quanta matematica e quante conoscenze scientifiche stanno alla base di numerose nostre azioni e del modo "scientifico" con cui, fin da bambini, dobbiamo entrare in relazione con la realtà.
Pensiamo a quando abbiamo imparato ad andare in bicicletta; scopriamo l'esistenza di principi scientifici prima ancora di averli studiati a scuola.
 
Imparare a spiegarci la realtà che ci circonda, perché accadono determinati eventi, quali variabili intervengono in un certo fenomeno fisico, come queste variabili interagiscono tra loro nel produrre determinate conclusioni significa imparare a pensare in modo scientifico e matematico e a coltivare specifiche abilità che saranno molto importanti nella nostra vita futura come la curiosità, l'intuizione, il pensiero logico e spaziale, l'astrazione, il rigore nella ricerca delle cause di un fatto e nella spiegazione delle sue conseguenze.
 
Inoltre, le competenze scientifiche e matematiche ci aiutano a maturare la giusta attenzione e sensibilità per le grandi questioni etiche che il mondo di oggi ci pone davanti come, per esempio, la responsabilità di ognuno di fronte alla vita e ai suoi limiti, oppure le conseguenze del progresso scientifico e tecnologico sulla natura e sull'ambiente o i problemi legati alla sicurezza, alla sostenibilità, all'inquinamento atmosferico, idrico, acustico, etc.
 
Studiare le materie scientifiche e tecnologiche aiuta ad acquisire un'attitudine alla valutazione critica e una capacità ad elaborare decisioni sulla base di elementi verificati.
 
Quindi, studiare i numeri, le operazioni di base, i sistemi di misurazione, i principi e i concetti matematici, le leggi della natura e della fisica, imparare a trattare i dati scientifici e ad utilizzare strumenti tecnologici, non significa necessariamente diventare matematici o scienziati di professione, ma essere:
  • capaci di ragionare in modo più analitico e rigoroso su tutti gli altri argomenti che ci interessano,
  • capaci di applicare le logiche matematico-scientifiche per risolvere una serie di problemi che possono presentarsi in situazioni quotidiane (personali, di studio o di lavoro),
  • disponibili a verificare, in modo costante, la validità delle informazioni ricevute e delle decisioni prese.
Tutto ciò ha a che fare con un'altra competenza che, seppur non esplicitamente prevista nell'elenco del Parlamento Europeo, è di fatto compresa in molte delle competenze chiave individuate, a partire proprio da quelle matematiche e scientifiche.
 
Si tratta della capacità di "affrontare e risolvere problemi".
 
La velocità dei cambiamenti che caratterizza il mondo in cui viviamo ci richiede di imparare ad affrontare continuamente situazioni nuove e quindi nuovi problemi, per risolvere i quali serve forza di volontà e determinazione ma anche metodo.
Lo sviluppo del pensiero logico-matematico e dell'analisi scientifica ci aiuta ad acquisire la capacità di affrontare una qualsiasi situazione problematica che può presentarsi, anche all'improvviso, nella vita quotidiana, e di trovare la soluzione, verificandone poi gli effetti.
 
Fondamentale, innanzi tutto, è riconoscere che il problema "esiste" e che, per quanto sia complesso, è spesso costituito da molti elementi più semplici in relazione tra loro.
Per questo è necessario scomporlo in tutti i suoi aspetti, angolature, punti di vista.
Occorre, poi, cercare le possibili soluzioni, valutando le conseguenze positive e negative che ognuna di esse può provocare, anche sulla base di esperienze personali già fatte o confrontandosi con altri che possono aver già affrontato e risolto un problema simile al nostro e possono quindi consigliarci.
Solo dopo questo percorso sarà più facile individuare la soluzione che riteniamo adeguata al caso specifico, soluzione di cui, come accade in ogni procedimento scientifico, sarà necessario controllare i risultati.
 
In generale, quindi, lo studio delle materie scientifiche, matematiche e tecnologiche è come una palestra dove possiamo allenarci a riflettere sulle cause di un problema, individuare le informazioni che ci servono, valutare costi e benefici delle diverse soluzioni e scegliere la strategia più adeguata.
 
Più ci abituiamo ad accettare l'esistenza di problemi e migliore sarà la nostra capacità di rispondere a queste situazioni, di affrontare i cambiamenti e di prendere decisioni importanti per noi, per la nostra vita e per il lavoro che faremo.

La competenza digitale

La competenza digitale consiste nel saper utilizzare, con sufficiente destrezza, ma soprattutto in modo consapevole, le tecnologie digitali per la nostra informazione, la nostra comunicazione, il nostro studio, lavoro e tempo libero.
 
Le nuove tecnologie digitali stanno rivoluzionando il modo di acquisire e scambiare le informazioni ma anche di gestire le relazioni sociali.
 
Grazie al computer, a internet e ai social media oggi siamo in grado di reperire, conservare, scambiare un'enorme quantità di informazioni con un numero di soggetti inimmaginabile fino a pochi anni fa.
 
I giovani sono i principali protagonisti di questa rivoluzione ma anche quelli maggiormente esposti ai rischi di un uso sbagliato delle nuove tecnologie.
 
E' per questo motivo che parliamo di competenza digitale, non solo per indicare la nostra abilità nell'uso dei nuovi strumenti e applicazioni informatiche (quanto siamo bravi e veloci nell'imparare ad usarli), ma anche per richiamare l'attenzione sull'importanza di saperli utilizzare con responsabilità e spirito critico, con una chiara consapevolezza circa le opportunità e i limiti che possono avere le tecnologie digitali, internet e le diverse reti (anche di comunicazione sociale).
 
Utilizzare il web per reperire informazioni più o meno complesse ed accedere a fonti diverse per fare ricerca costituisce sicuramente una grande opportunità, ma occorre che impariamo a trattare questa massa enorme di informazioni con senso critico, valutando e sapendo riconoscere quelle che sono più attendibili e funzionali.
Dobbiamo essere consapevoli che internet è sì una grande fonte di informazione, ma se non attentamente valutata può diventare una fonte altrettanto grande di disinformazione.
 
Anche l'uso dei social network, se da un lato favorisce la nostra creatività e le nostre relazioni, dall'altro ci espone al rischio di mettere in condivisione i nostri aspetti più personali anche con persone sconosciute, che possono non capire ciò che vogliamo esprimere o, ancora peggio, sfruttare le nostre debolezze e ingenuità.
Il termine stesso di "rete" può avere un doppio significato, da un lato indicare un sistema di relazioni e interconnessioni e dall'altro qualcosa che ci può "intrappolare" se non siamo capaci di riconoscerne i pericoli e i confini.
 
Ciò che dobbiamo imparare, soprattutto, è non farci "condizionare dalla rete" nel nostro modo di vedere le cose, solo perché "l'abbiamo letto su internet" o solo perché sono molte le persone che su internet esprimono un determinato punto di vista; non dobbiamo, cioè, abituarci a scegliere e a decidere sulla base di opinioni anonime di cui non conosciamo le vere motivazioni e non possiamo delegare ad altri la nostra capacità di scelta e di giudizio.
 
Una delle minacce consiste anche nell'aspetto comunicativo: l'uso delle tecnologie porta spesso, sfortunatamente, ad utilizzare un linguaggio che, solo perché lo vogliamo veloce e diretto, risulta troppo impoverito e spogliato delle necessarie sfumature per dare un giusto senso ai nostri pensieri. E il rischio è quello di adottare lo stesso linguaggio anche in altri contesti, riducendo molto le nostre possibilità di farci davvero capire. In questo senso la competenza digitale è fortemente connessa alle prime due competenze descritte relative alle capacità comunicative.
 
Infine, è importante che ci rendiamo sempre più consapevoli dei principi giuridici ed etici che si pongono nell'uso interattivo delle tecnologie informatiche, cioè riconoscere ciò che si può fare e ciò che non si deve fare: violazione dei diritti d'autore, navigazione in siti illeciti, utilizzo dei social network come strumento di aggressione verso gli altri (cyberbullismo), mancato rispetto della privacy delle persone, etc.
 
Un confronto aperto e ragionevole con i nostri genitori e con i nostri insegnanti aiuta sicuramente a capire meglio come districarci nella complessità del mondo interattivo.

La competenza personale, sociale e la capacità di "imparare ad imparare"


Capacità di "imparare ad imparare"

Nella società in cui viviamo sentiamo spesso dire che non si finisce mai di imparare cose nuove ma in realtà è sempre stato così. Tutti i progressi che il mondo ha fatto non sarebbero stati possibili se non avessimo avuto la capacità di imparare dalle situazioni e dagli eventi.
Oggi, però, questo aspetto è ancora più importante perché i cambiamenti sono velocissimi, soprattutto dal punto di vista tecnologico, ed è per questo che dobbiamo essere disponibili a "rivedere" continuamente i nostri livelli di conoscenza.
 
Tutti i progressi che possiamo fare nella vita dipendono, infatti, prima di tutto, dalla nostra voglia di imparare.
Si può dire che "imparare ad imparare" consiste non solo nella capacità di continuare ad apprendere - durante tutta la vita – ma soprattutto nella "volontà" di apprendere e di organizzare il nostro apprendimento in relazione alle specifiche necessità (personali, di studio, di lavoro).
 
Molti ritengono che "imparare ad imparare" sia la competenza più importante tra quelle indicate nel documento europeo e fondamentale per lo sviluppo di tutte le altre.
 
L'apprendimento è ciò che ci permette di soddisfare il nostro bisogno di:
  • essere autonomi (senza dipendere troppo spesso da altre persone)
  • sentirci competenti (cioè in grado di affrontare e realizzare ciò che ci viene richiesto, mettendo in campo tutte le nostre conoscenze, abilità e capacità personali)
  • relazionarci con gli altri (venire a contatto con altre persone è di per sé un arricchimento e uno stimolo a migliorare sempre di più il nostro livello di preparazione)
  • attribuire un senso alle nostre esperienze (che in ogni caso ci aiutano sempre a farci imparare qualcosa di nuovo).
Per questo dobbiamo riflettere su quanto sia importante perseverare nell'apprendimento e organizzarlo in modo consapevole ed autonomo, anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni.
 
Dobbiamo, innanzi tutto, imparare a conoscere meglio noi stessi e a riconoscere i nostri punti di forza e di debolezza.
Quando facciamo delle esperienze (in famiglia, a scuola, nello sport, nelle associazioni, con gli amici) dobbiamo chiederci: come ho fatto ad imparare ciò che ho imparato?
Che cosa faccio quando devo imparare qualcosa di nuovo?
In quali situazioni e circostanze (e con quale metodo di studio) imparo più facilmente o incontro maggiori difficoltà?
Come posso imparare dai miei errori?
 
Imparare ad imparare, quindi, significa sviluppare alcuni atteggiamenti fondamentali:
  • essere in grado di verificare se possediamo alcune competenze indispensabili (lettura, scrittura, comunicazione, calcolo, uso delle tecnologie digitali, cioè le prime quattro competenze presentate),
  • riconoscere che abbiamo sempre la necessità di imparare per integrare continuamente le nuove conoscenze con le vecchie ed interagire al meglio nel contesto in cui ci troviamo (di studio, di lavoro, personale),
  • decidere di farlo assumendo un atteggiamento positivo verso il "nuovo" da imparare (motivazione, curiosità e fiducia sono determinanti in questo processo di apprendimento continuo; per quanto ci possa sembrare difficile non c'è nulla che non si possa imparare se solo abbiamo la determinazione necessaria per farlo),
  • saper riconoscere le difficoltà che incontriamo nell'apprendimento ed essere capaci di adottare adeguate strategie per superarle, cioè per migliorare il nostro stile di apprendimento,
  • essere disponibili a riconoscere i cambiamenti per comprendere ciò di cui abbiamo bisogno per poterli affrontare ed essere in grado di raccogliere le informazioni e di ricercare tutte le opportunità e gli strumenti di formazione necessari per rispondere a questi bisogni,
  • essere consapevoli che i contesti di apprendimento possono essere molteplici e diversificati: non si apprende solo a scuola o in percorsi formativi specifici finalizzati al rilascio di titoli di studio o certificazioni, ma anche durante
    • l'attività lavorativa o in esperienze di lavoro (stage, tirocini, etc.),
    • le nostre attività di impegno sociale e civile (facendo parte di un'associazione, facendo esperienze di volontariato, etc.),
    • il nostro tempo libero (per esempio nel praticare uno sport, nell'esercitare la nostra attività artistica preferita, quando ci dedichiamo ai nostri passatempi),
    • le nostre relazioni, anche difficili, con altre persone (genitori, fratelli, amici, etc.);
 
Insomma, tutte le situazioni di vita quotidiana e famigliare sono occasioni di apprendimento: l'importante è accorgersi che quella determinata attività o quel determinato momento ci sta insegnando qualcosa che ci potrà essere utile anche in altre occasioni.

Imparare ad imparare è anche una delle competenze più richieste sul lavoro considerando che le conoscenze "statiche" (cioè possedute ma non aggiornate) non sono più funzionali a società ed economie in continua, veloce e, spesso, imprevedibile trasformazione.


Le competenze personali e sociali

Con l'espressione generale "competenze personali e sociali" si fa riferimento ad un insieme di competenze non solo individuali, ma anche interpersonali, interculturali e civiche che ci consentono di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita relazionale, sociale e lavorativa.

In particolare, le competenze personali hanno un forte legame con il nostro carattere e la nostra personalità: possono essere innate, ma anche sviluppate nel tempo e sono spesso strettamente connesse ad altre competenze individuate dall'Unione Europea, quali capacità comunicative, relazionali e organizzative. 
Le competenze personali consistono, però, soprattutto nella capacità di riflettere su noi stessi, di concentrarci per comprendere meglio i nostri pensieri e la realtà in cui viviamo, sapendo gestire la complessità, l'incertezza e lo stress e cercando, allo stesso tempo, di favorire il nostro benessere fisico ed emotivo e di condurre una vita attenta alla salute.

Le competenze sociali sono quelle che ci permettono di vivere meglio insieme agli altri, di avere verso le persone un atteggiamento positivo e propositivo e di essere consapevoli che esse giocano un ruolo fondamentale nel determinare la qualità della nostra vita.

Insieme, le competenze personali e sociali sono, quindi, quelle che ci consentono di costruire le basi per una convivenza civile, leale e funzionale alla collettività.
Certamente la società è diventata più complessa, diversificata, difficile da interpretare, ma lo sforzo che tutto ciò richiede arricchisce sicuramente alcune nostre capacità personali che ci sono necessarie a scuola, in famiglia e anche sul lavoro.
Purtroppo, l'ampia diffusione di strumenti di comunicazione virtuale (Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp e altro) non porta a sviluppare queste competenze, per cui è necessario porre attenzione a questo aspetto.

Le competenze personali e sociali impicano l'acquisizione e lo sviluppo di una serie di abilità e attitudini, tra loro correlate e comuni ad altre competenze:
  • avere consapevolezza di noi stessi e della realtà che ci circonda,
  • affrontare e risolvere i conflitti,
  • sviluppare attitudine alla collaborazione e alla cooperazione.

Avere consapevolezza di noi stessi e della realtà che ci circonda
 
L'autoconsapevolezza è una competenza personale fondamentale di cui si è già parlato.
 
Essere consapevoli di noi stessi ci permette di avere coscienza della nostra esistenza e della nostra identità; ma perché questa consapevolezza sia davvero completa è necessario tenere presente che viviamo insieme ad altre persone, che dobbiamo relazionarci e integrarci con gli altri e che tutti insieme facciamo parte di una società organizzata, basata su diritti, doveri e regole che dobbiamo conoscere, capire e rispettare.

Altrettanto fondamentale, quindi, è conoscere il contesto in cui viviamo e avere consapevolezza che ognuno di noi fa parte di uno o più "sistemi" che contribuiscono all'organizzazione complessiva della nostra società.
 
Che cosa significa "sistema"?
Dal punto di vista sociale, questo termine indica un "insieme di persone" che interagiscono tra loro e con l'ambiente esterno secondo regole condivise, in modo tale che quelle persone si sentano come un tutt'uno, cioè unite e accomunate da legami, scopi, obiettivi.
In questo "insieme" ciascuno partecipa dando il proprio contributo in modo tale che tutto il sistema ne possa beneficiare e possa, quindi, sempre migliorare.
Ma se un solo componente o un gruppo di componenti di quell'insieme non si relaziona correttamente con tutti gli altri, l'equilibrio del sistema può alterarsi e danneggiare tutti.
 
Il primo sistema che conosciamo è quello della nostra famiglia, in cui ogni componente è legato a tutti gli altri da relazioni sentimentali ed emotive, dal reciproco rispetto, dalle regole e dai rapporti che definiscono il ruolo di ognuno.
 
Ma anche la scuola è un sistema, il mondo del lavoro è un sistema e così tutti i diversi ambiti sociali, culturali, civili in cui ci muoviamo.
 
E', però, importante capire che nessuno di questi sistemi è chiuso in se stesso: ogni sistema si interseca e si incrocia con gli altri, ne riflette e ne assorbe le caratteristiche, i cambiamenti, le evoluzioni, in modo tale che i relativi effetti possono modificarlo anche in modo significativo.
Per fare un esempio, il sistema scolastico che, in base alla sua capacità o meno di aprirsi ad altri, riesce - o non riesce - a preparare, culturalmente e professionalmente, i propri studenti, che saranno domani padri, madri, lavoratori, che a loro volta influenzeranno i sistemi della famiglia, dell'economia e della politica.
Anche a livello di singolo individuo, qualsiasi comportamento che assumiamo in un determinato contesto può avere conseguenze in altri campi di cui forse non avevamo tenuto conto.

Affrontare e risolvere i conflitti
 
Le situazioni conflittuali fanno parte della nostra vita.
Riconoscere i conflitti che nascono dai comportamenti delle persone, sviluppando la capacità di risolverli in modo costruttivo - cioè mediante soluzioni condivise - è una risorsa personale importante per la nostra vita di relazione, in ambito famigliare, con i compagni di scuola, con gli amici e nell'ambiente di lavoro.
 
Una delle modalità più efficaci per risolvere un conflitto è quella di imparare a negoziare. Negoziare significa confrontarsi per trovare una soluzione che soddisfi sia noi che le altre persone coinvolte nel conflitto.
Per fare questo dobbiamo essere disponibili al dialogo, cercare di vedere le cose con imparzialità, anche dal punto di vista dell'altro e controllare le nostre emozioni, per trasformare la situazione conflittuale in una situazione collaborativa.
 
Una buona negoziazione si basa su alcune attitudini e capacità:
  • esporre in maniera chiara e diretta il nostro punto di vista e i nostri bisogni,
  • mantenere la calma, evitando di agitarci o innervosirci e controllando il nostro comportamento e il nostro tono di voce (comportamento costruttivo e non aggressivo),
  • ascoltare attentamente, capire e rispettare le opinioni dell'altro, anche se non le condividiamo,
  • tener conto delle esigenze dell'altro e non solo delle nostre (significa essere obiettivi),
  • essere disposti a cambiare idea (se ci accorgiamo di aver torto) e a rinunciare a qualcosa per trovare una soluzione condivisa.
A volte non siamo noi i diretti interessati in un conflitto, ma possiamo comunque intervenire per aiutare chi lo è a trovare una soluzione.
 
In questo caso l'abilità che ci viene richiesta è quella della mediazione.
Mediare non significa né fare il giudice, né fare l'arbitro; non significa sostituirsi alla capacità decisionale dei contendenti né assumersi le loro responsabilità: vuol dire, invece, cercare di facilitare la loro comunicazione con un comportamento neutrale.
Come? Per esempio:
  • facendo in modo che le persone in conflitto riescano ad esprimersi ed ascoltarsi in maniera rispettosa e costruttiva,
  • prestando attenzione alle ragioni di entrambe le parti,
  • non facendosi coinvolgere emotivamente nella contesa,
  • aiutarle a distinguere i problemi oggettivi dagli aspetti personali e soggettivi.

Sviluppare attitudine alla collaborazione e alla cooperazione
 
Molte delle attività che svolgiamo quotidianamente si realizzano, anche se forse non ce ne accorgiamo, grazie alla collaborazione con altre persone: per esempio quando studiamo insieme ai compagni, quando tutta la nostra famiglia partecipa per tenere in ordine la casa, quando giochiamo in uno sport di squadra.
 
Ma per diventare davvero "collaborativi" dobbiamo raggiungere la consapevolezza di quanto questo possa facilitare noi e gli altri in tante altre situazioni, di come la capacità di "fare squadra" nello studio, nella vita privata, nel lavoro ci aiuti ad ottenere migliori risultati che agire individualmente.
 
Pensiamo a quanto spesso accade che una squadra sportiva piena di ottimi atleti perda la partita proprio perché non c'è unità nel gioco e ogni giocatore va per la sua direzione.
 
Fondamentale è, quindi, imparare a "lavorare in gruppo". E' una capacità questa che si sviluppa mettendo in campo tutte le competenze sociali di cui si è già parlato.
Nel gruppo, infatti:
  • si condividono obiettivi comuni e si trova insieme la strada giusta per raggiungerli,
  • ci si presta aiuto a vicenda sostenendo chi è in difficoltà,
  • ci si abitua a condividere le informazioni,
  • si migliorano le capacità di ogni singolo componente che può, nel gruppo, trarre vantaggio dalle competenze degli altri,
  • si impara a conoscere meglio gli altri, a capirne le esigenze e i punti di vista,
  • si mettono in campo competenze comunicative e relazionali che facilitano la coesione del gruppo.
E più il gruppo è integrato con persone diverse tra loro, cioè con esperienze, competenze, capacità varie, ma anche differenti per età, sesso, cultura, tanto più ha la possibilità di ottenere risultati migliori perché si è arricchito di valori e conoscenze che ampliano le  potenzialità del gruppo così come le potenzialità di ogni singolo componente.
 
Nel mondo del lavoro, questa competenza è considerata davvero strategica.
Molte aziende ricercano sempre più spesso persone che dimostrino in modo particolare di saper agire in "squadra".
Il "team working" (come viene anche chiamato il lavoro di gruppo) viene considerato ormai una necessità per affrontare sistemi produttivi, economici e sociali sempre più complessi e competitivi e si ritiene consolidato il fatto che lavorare individualmente sia meno efficace rispetto a quando si lavora in gruppo.

La competenza in materia di cittadinanza

Questa competenza si riferisce alla nostra capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare attivamente alla vita civile grazie alla conoscenza e al rispetto di valori condivisi che fanno riferimento a concetti come democrazia, giustizia, uguaglianza, diritti e doveri dei cittadini, identità culturali, rispetto dell'ambiente.
 
Partecipare significa, prima di tutto, stare insieme agli altri, interagendo in modo positivo, cercando di capire i diversi punti di vista e rispettando i diritti fondamentali delle altre persone.
Significa imparare a vedere gli altri non come un ostacolo ma come un aiuto e una risorsa per affrontare e risolvere insieme i problemi che riguardano la collettività e per realizzare attività che consentono di raggiungere obiettivi comuni.
Significa essere consapevoli del nostro ruolo nella società e voler essere protagonisti dei cambiamenti che la possono migliorare.
 
Tutto questo comporta l'acquisizione e lo sviluppo di un atteggiamento "aperto" nei confronti della società di cui facciamo parte, che ci consente di esercitare il nostro fondamentale diritto alla cittadinanza attiva e che si manifesta attraverso:
  • la nostra capacità di mostrare tolleranza e solidarietà riconoscendo e accettando le differenze culturali all'interno di una stessa comunità,
  • la nostra propensione a dimostrare senso di responsabilità, comprensione e rispetto per i valori condivisi e i principi democratici, necessari ad assicurare la coesione sociale,
  • la nostra disponibilità a rispettare i valori e la sfera privata degli altri,
  • il nostro interesse verso la conoscenza e la comprensione delle organizzazioni sociali e politiche che operano sul territorio (partiti politici, organizzazioni sindacali, associazioni culturali, di volontariato, ecc…),
  • il nostro coinvolgimento in attività civili, come il sostegno alla diversità sociale, all'integrazione e allo sviluppo sostenibile,
  • la nostra volontà di partecipare ai processi decisionali democratici a tutti i livelli e di impegnarci nella sfera pubblica.
La scuola è il luogo dove possiamo tradurre queste parole in esperienze, capire e sperimentare che cosa significa partecipare alla vita civile e sociale, imparare che la collaborazione e la partecipazione possono essere più efficaci e, al limite, anche più divertenti della competizione e dell'individualismo; infatti la scuola rappresenta l'occasione fondamentale per educarci alla cittadinanza, in quanto ci offre la nostra prima esperienza di "vita pubblica".

La competenza "imprenditoriale"

L'imprenditorialità viene definita come la capacità di realizzare i propri progetti traducendo le idee in azioni.
Il termine imprenditorialità va, quindi, inteso in un senso un po' più ampio rispetto a quanto siamo abituati a pensare, poiché realizzare i propri progetti non significa necessariamente dare avvio ad un'attività imprenditoriale ma può riferirsi a molte altre situazioni, in cui dobbiamo avere spirito di iniziativa e mostrarci intraprendenti.
 
Qualunque cosa decidiamo di fare, da qualche parte e in qualche modo dobbiamo pur iniziare e ciò significa aprirsi una strada e percorrerla sapendo che ci sono dei rischi e che si possono commettere degli errori.
Per questo serve creatività, coraggio e intraprendenza.
Altrettanto necessario è saperci organizzare e saper pianificare gli eventi per non disperdere le nostre energie e la nostra fatica.
Un'idea può restare un sogno oppure trasformarsi in progetti ed esperienze: tutto dipende da noi e dalla capacità di tradurre il nostro spirito di iniziativa in azioni e comportamenti.
 
Come risulta evidente, si tratta di una competenza fondamentale per lo sviluppo della vita personale, sociale e, ovviamente, lavorativa.
 
Realizzare i propri progetti presuppone:
  • consapevolezza del contesto,
  • creatività,
  • capacità organizzative,
  • indipendenza psicologica e responsabilità,
  • collaborazione.
Proviamo ad analizzare meglio questi presupposti.
 

Consapevolezza del contesto
 
Di quanto sia importante conoscere il contesto in cui viviamo e la sua organizzazione, abbiamo già parlato descrivendo le competenze personali e sociali.
Ma per essere intraprendenti, cioè per realizzare i nostri progetti, è altrettanto importante:
  • essere consapevoli di che cosa può offrirci ciò che ci sta intorno (le persone, gli eventi, i fatti, le opinioni, le informazioni),
  • saper cogliere le occasioni che possono aiutarci,
  • riconoscere e rispettare gli obblighi e gli impegni che ci vengono richiesti.


Creatività
 
Usare creatività, immaginazione e fantasia per cercare soluzioni innovative è un'altra capacità personale indispensabile nell'organizzazione socio-economica attuale, in continua e veloce trasformazione.
 
E' dunque sbagliato pensare che la fantasia e l'immaginazione appartengano alla nostra infanzia e che la creatività sia una caratteristica tipica solo degli artisti.
E', invece, una qualità che tutti dovremmo coltivare perché ci aiuta a trovare soluzioni nuove facendo anche emergere risorse che non avremmo nemmeno immaginato di possedere.
 
Ma che cosa significa usare la creatività per cercare soluzioni innovative e che cosa ci può essere utile per sviluppare questa capacità?
Innanzitutto, se vogliamo risolvere creativamente un problema, è meglio tener presente che la prima soluzione che ci viene in mente potrebbe non essere l'unica e la migliore. Dobbiamo sforzarci di considerare il problema con uno sguardo nuovo, senza temere di sbagliare o di fare brutta figura se proponiamo idee alternative.
Fare diversi tentativi, prove ed errori da cui imparare aiuta a sviluppare la nostra creatività, così come sicuramente aiuta se ci confrontiamo, parliamo e discutiamo con altre persone per capire le loro idee, cogliendo gli aspetti che sono utili alla soluzione del nostro problema.
 
Inoltre, per potenziare la nostra creatività, ci può aiutare molto la pratica o la passione per ogni forma d'arte (disegnare, dipingere, suonare uno strumento, cantare, scolpire, costruire oggetti, etc.).

 
Capacità organizzative
 
Ma l'immaginazione non basta per risolvere problemi o realizzare progetti!
Creatività non significa improvvisazione!
Altro aspetto rilevante per realizzare un progetto è, infatti, la nostra capacità di saperci organizzare, cioè saper organizzare il nostro tempo e le nostre risorse.
Come fare?
Occorre prima di tutto avere un obiettivo chiaro in testa, riordinare idee e possibili soluzioni, fare attenzione a tutti i dettagli.
Pianificare significa, quindi, programmare, nel modo più completo possibile, che cosa fare, in che modo farlo, dove farlo, quando farlo, con quali risorse farlo.
 
Facciamo un breve esempio. Il mio progetto è: vorrei iscrivermi ad un percorso formativo che penso possa essermi utile, ma vorrei saperne di più per essere sicuro di fare la scelta giusta.
  • Che cosa devo fare? Cercare tutte le informazioni che mi possono aiutare a capire se il mio progetto è realizzabile.
  • In che modo posso farlo? Posso informarmi direttamente presso le segreterie delle scuole o degli enti di formazione che organizzano quel percorso; posso verificare sul loro sito internet; posso confrontare le diverse offerte per capire qual è quella che più corrisponde alle mie esigenze; posso cercare qualcuno che abbia già fatto quel percorso e ascoltare la sua opinione …
  • Dove farlo? Posso andare di persona, posso telefonare o inviare una mail da casa …
  • Quando farlo? In tempo utile per le iscrizioni, quindi devo calcolare i tempi necessari a raccogliere e valutare le informazioni prima che il corso abbia inizio.
  • Con quali risorse farlo? Ho a disposizione strumenti di comunicazione; devo preparami a fare le domande giuste per avere le risposte che mi servono; devo avere del tempo da dedicare alla ricerca o per incontrare le persone che mi possono raccontare le loro esperienze …


Indipendenza psicologica e responsabilità
 
Un'altra capacità collegata allo spirito di iniziativa è agire in modo autonomo e responsabile.
Comportarsi in modo autonomo significa saper assumere un compito e portarlo a termine.
Se poi sappiamo anche valutare ed accettare tutte le possibili conseguenze di ciò che facciamo diventiamo responsabili.
Soprattutto, dobbiamo imparare ad assumerci la responsabilità di ciò che facciamo ma anche di ciò che non facciamo perché anche il non decidere mai ha delle conseguenze.
 
Diventare autonomi e responsabili significa, per esempio: 
  • saperci assumere dei rischi, ma in modo consapevole, cioè riconoscendo i nostri punti di forza e quelli critici, mettendoci in discussione, non facendoci influenzare emotivamente dagli eventi: se impariamo a riflettere sui nostri comportamenti e sulle nostre emozioni probabilmente scopriamo che, alla fine, tutto quello che ci accade dipende anzitutto da noi (per questo è importante conoscersi bene!);
  • non aver paura delle conseguenze: se commettiamo un errore dobbiamo imparare ad accettarlo, senza sentirci in colpa ma anche senza colpevolizzare altri: attribuire a noi stessi, ad altri o, in generale, alle "situazioni" la colpa di quello che accade è una scusa che ci priva del potere - che tutti noi abbiamo - di avviare un cambiamento. Se, da un lato, neghiamo i nostri errori magari per non soffrire e dall'altro, non riconoscendoli e non accettandoli, continuiamo a commetterli, limitiamo le nostre possibilità di miglioramento con il rischio di rimanere "immobili" (cioè di non essere intraprendenti!); 
  • analizzare tutti gli aspetti che entrano in gioco, valutarli con senso critico e "mente aperta", informarci, sentire il parere di altre persone, imparare a riconoscere le opportunità, i diritti e i doveri, i limiti e le regole, individuare le azioni possibili per raggiungere un cambiamento positivo per noi, senza però causare danni ad altri: il senso di responsabilità ci consente di rispondere in modo abile e appropriato al contesto, avendo compreso con chiarezza ciò che va fatto e ciò che deve essere evitato.


Collaborazione
 
Ma non possiamo pensare di risolvere sempre tutto da soli!
Lo spirito di collaborazione è un'altra qualità che aumenta la nostra capacità di iniziativa e intraprendenza e su quanto sia importante collaborare e comunicare in modo costruttivo con gli altri si è già detto trattando le competenze comunicative e le competenze personali e sociali.

La competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali

Possedere questa competenza significa riconoscere l'importanza di esprimere idee, esperienze ed emozioni attraverso forme di comunicazione artistica come la letteratura, la musica, la danza, il teatro, il cinema, la scultura, l'architettura, la pittura e le arti visive in generale.
 
Se siamo in grado di capire il valore del patrimonio culturale, sia locale che internazionale, di apprezzare i diversi linguaggi e canali espressivi e anche di saperci esprimere attraverso quei linguaggi e quei canali, possiamo renderci conto di quanto tutto ciò possa arricchirci, rendendoci non solo più sensibili e maturi a livello intellettuale, ma anche più "aperti" verso i diversi modi di esprimere sentimenti, emozioni, passioni.
 
La comprensione delle molteplici espressioni culturali sviluppa in noi anche il nostro senso di identità: il nostro pensiero e il nostro comportamento sono inevitabilmente stimolati e influenzati dai libri che leggiamo, dai dipinti che osserviamo, dalla musica che ascoltiamo.
Tutte le espressioni artistiche sono di per sé comunicative, hanno sempre qualcosa da dirci: prestare attenzione al linguaggio e ai contenuti offerti da un libro, un quadro, un brano musicale, un'opera teatrale o uno spettacolo di danza può, sicuramente, aiutarci a riconoscere emozioni che anche noi proviamo e se le sappiamo riconoscere siamo anche in grado di capirle, esprimerle e gestirle.
Attraverso la consapevolezza dell'espressione culturale e artistica acquisiamo consapevolezza di noi stessi e dell'influenza che gli aspetti estetici hanno sulla nostra vita.
 
Riuscire a comprendere e ad apprezzare un'opera d'arte ci rende coscienti anche dell'importanza di salvaguardarla e quindi di rispettare e tutelare tutto il patrimonio culturale come un bene nostro e della collettività.
 
L'espressione culturale è fondamentale, inoltre, nello sviluppo della nostra creatività, qualità che abbiamo già visto essere tra quelle considerate più importanti per sviluppare la nostra intraprendenza.

Come acquisire e migliorare le competenze trasversali

Leggere e comprendere il significato delle competenze trasversali non è però sufficiente: quello che occorre è "appropriarsene", acquisirle e curare il loro miglioramento nel tempo.
 
Come?
La scuola può fare moltissimo per il loro apprendimento, sia attraverso progetti educativi mirati, sia attraverso l'insegnamento quotidiano.
Tutte le discipline, infatti, anche quelle che consideriamo "più tradizionali" possono, se trasmesse nel modo adeguato, concorrere allo sviluppo delle competenze trasversali.
Il solo comprendere quale importanza possa avere per noi, nella nostra vita quotidiana e per il nostro futuro, lo studio di materie che riteniamo solo "teoriche" (per es. la matematica, la letteratura, la geografia), è già il primo passo verso la consapevolezza che tutto ciò che impariamo e conosciamo ci sarà utile sia per affrontare qualunque scelta in modo consapevole e responsabile, sia per imparare a gestire i numerosi cambiamenti che caratterizzano una società complessa, incerta e in continua evoluzione come quella in cui viviamo oggi e vivremo domani.
 
Ma anche noi personalmente possiamo fare molto per migliorarle per esempio tenendole sempre presenti nella nostra vita quotidiana, di gioco, di sport, di studio. Naturalmente è sempre possibile approfondirle con una lettura specifica, con un corso o altro ancora.



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